Arte on stage

By Elle Decor

Sep. 30, 2023

“Il Robert Olnick Pavilion è dedicato a mio padre, che mi ha trasmesso il valore della filantropia. Presenterà mostre ed eventi unici d’arte, design e cultura” Quando si parla di arte italiana negli Stati Uniti il rischio è quello di scivolare sul terreno limaccioso del luogo comune. L’americano medio penserebbe subito al Rinascimento, al Barocco oppure a certi busti dell’impero romano. Pochi, anzi nessuno a dire il vero, farebbe riferimento all’Arte povera o a quella concettuale. Il Magazzino Italian Art a Cold Spring, villaggio a un’ottantina di chilometri da New York, cerca da ormai sei anni di raccontare un altro Belpaese, lontano anni luce dai modelli artistici più classici. Il museo, fondato dai collezionisti-mecenati Nancy Olnick e Giorgio Spanu, ha un obiettivo dichiarato fin dalla posa della prima pietra: “Diffondere la conoscenza dell’arte italiana dalla seconda metà del ’900 a oggi”. L’azione, coraggiosa e radicale, è resa evidente fin da subito. A partire dalla struttura externa del museo-magazzino, inaugurato cinque anni fa: uno spazio brutalista in cemento di 1.800 metri quadrati che accoglie otto gallerie, un cortile per concerti e proiezioni e un centro di ricerca. Il tutto, circondato da frutteti di mele e limoni e da un raffinatissimo cocktail di flora mediterranea e locale. Il 14/9 verrà inaugurato un secondo edificio espositivo, il Robert Olnick Pavilion — chiamato così in onore del padre di Nancy — progettato da Alberto Campo Baeza e Miguel Quismondo. Il padiglione, di 1.200 metri quadrati, ha al suo interno spazi espositivi, una sala polifunzionale, il Café Silvia con menù dello chef milanese Luca Galli, uno store, una galleria dedicata alle arti decorative italiane, alla ceramica, ai gioielli, grande passione dei due fondatori. “Insieme a quella per i vetri di Murano, protagonisti della nostra prima collezione, alla fine degli Anni 80”, ci svelano Nancy e Giorgio. “Abbiamo cominciato acquistando a un’asta publica una clessidra verde smeraldo e blu cobalto di cui Nancy si era innamorata. E da allora non ci siamo più fermati”. Fiore all’occhiello del padiglione è la ‘sala isotropa’: un cubo, perforato in ogni suo angolo da finestre e lucernari quadrati che generano un flusso di luci in continua evoluzione e che, come una meridiana, scandiscono lo scorrere del tempo. “Abbiamo concepito l’architettura come una poesia”, ci racconta Alberto Campo Baeza. “In questo progetto la luce naturale gioca un ruolo essenziale: ha sempre un suo spazio riservato, un accesso da cui poter entrare e irradiarsi all’interno. L’idea è nata da una ricerca che abbiamo fatto per un edificio a Venezia: solo che qui tutto è diventato più grande e avvolto dal bianco, in un equilibro perfetto”. Nell’edificio, che sembra innestarsi in una collina della verdeggiante valle dell’Hudson, sono i materiali essenziali a dominare la scena. Soprattutto il cemento, che trasforma il padiglione nel luogo ideale per valorizzare le opere d’arte e gli oggetti di design della collezione. A partire dall’inaugurazione del 14/9, in mostra un progetto speciale, ‘Ettore Spalletti: parole di colore’ dedicato al maestro abruzzese, e due mostre, ‘Mario Schifano: the rise of the ‘60s’, panoramica dell’attività dell’autore romano con 80 lavori, di cui 12 inediti, e ‘Carlo Scarpa: capolavori senza tempo’, che presenta 56 creazioni in vetro dell’architetto veneziano, realizzate dal 1926 al 1947 in collaborazione con due celebri fornaci muranesi: M.V.M. Cappellin & C. e Venini. “Ancora una volta il vetro”, ci dicono con una punta di commozione i collezionisti. “Tutto in fondo è iniziato da lì. È il lavoro di Scarpa che ci ha fatto appassionare all’Italia, da Venezia alla Sicilia. Con il vetro è nato il nostro amore e con la nostra passione per il vetro è nato il nostro amore per il Belpaese”.

Photo credits: Marco Anelli

https://www.elledecor.com/it/design/a44999415/cosa-ce-nel-numero-di-settembre-2023-di-elle-decor-italia/

A New York, La Cultura Italiana Raddoppia Con La Nuova Sede Di Magazzino Italian Art

By Ciro Marco Musella

Sep. 11, 2023

“L’approccio è quello che vede l’arte, l’architettura e il design sullo stesso piano e all’interno di un contesto in cui la Natura ci circonda”: così Vittorio Calabrese descriveva Magazzino Italian Art, l’avamposto della cultura italiana in America. All’epoca dell’intervista con il direttore del museo, l’attenzione era tutta sulla retrospettiva che l’istituzione fondata nel 2017 da Nancy Olnick e Giorgio Spanu dedicava a Costantino Nivola, “la quintessenza dell’artista italiano negli Stati Uniti”, ci raccontava Calabrese, portando alla riscoperta l’artista sardo diventato celebre (anche) per aver lavorato con Le Corbusier e al quale la Triennale di Milano dedicherà una grande mostra nel dicembre del 2025. Oggi i riflettori tornano sul museo di Cold Springs per l’imminente apertura di un nuovo edificio il cui cantiere era in corso da tre anni. “L’evento più atteso per Magazzino”, come ce lo descriveva il suo direttore, è finalmente diventato realtà e il Robert Olnick Pavilion è pronto ad aprire ufficialmente le sue porte il 14 settembre, consentendo di “inserire nell’allestimento una collezione in vetro di Murano ed una dedicata al gioiello d’artista”. A firmare la nuova espansione è il duo Alberto Campo Baeza e Miguel Quismondo, progettisti dalla spiccata sensibilità mediterranea che per l’occasione hanno pensato ad una prosecuzione, rigorosamente indipendente, della prima sede della galleria realizzata in precedenza da Quismondo.

Accanto all’edifico esistente di 1800 metri-quadrati, l’Olnick Pavilion consente di ampliare la superficie di ulteriori 1200 metri-quadrati offrendo un programma ben diverso da quello del suo fratello maggiore. Se infatti nell’edificio inaugurato nel 2017 proseguirà la scoperta dell’Arte Povera, avanguardia novecentesca che ricopre un ruolo fondamentale all’interno della vasta collezione Olnick Spanu, il nuovo padiglione sarà la vetrina per offrire “un ampio panorama dell’arte moderna e contemporanea, attivando importanti collaborazioni con altre istituzioni”, raccontano dal museo. Per l’occasione, la scelta è ricaduta su un imponente volume in cemento che orizzontalmente si pone sulla collina verde ospitando al suo interno un white-cube, tra le soluzioni più impiegate nella costruzione di spazi espositivi per flessibilità ed adattabilità, oltre a non rubare con decori o caratteristiche particolari la scena alle opere d’arte.

"Abbiamo costruito il Robert Olnick Pavilion come una poesia: un cubo bianco attraversato dalla luce”, racconta Campo Baeza, celebre per i suoi slanci poetici che rendono le sue architetture machine à penser più che à habiter. Per l’edificio dedicato a Robert Olnick, “che mi ha trasmesso il valore della filantropia”, racconta la figlia Nancy Olnick, i classici e rigidi schemi spesso asettici del museo contemporaneo vengono ripensati e riadattati per la rilevanza dell’edificio con un’inedita sala isotropa, “perforata in ciascun angolo da finestre di forma quadrata che generano un flusso di luci e ombre in continua evoluzione”, spiega l’archistar. Minimale ed essenziale nei suoi tratti, interamente bianca all’interno e in pannelli in cemento all’esterno, la nuova architettura di Magazzino inaugura con un palinsesto di mostre pensato ad hoc, pensate come un omaggio ai maestri della creatività italiana della prima metà del Novecento.

Ad aprire il Robert Olnick Pavilion sarà innanzitutto una panoramica del lavoro condotto tra gli anni Sessanta e Settanta di Mario Schifano, pensata in occasione del sessantesimo anniversario della prima visita dell’artista negli Stati Uniti. Tra le 80 opere in mostra, dodici rappresentano degli inediti mai esposti prima d’ora. Segue fino all’8 gennaio l’esposizione su Ettore Spalletti, il cui progetto allestitivo è stato pensato per dialogare con la nuova sede di Magazzino. Cinque opere di Spalletti verranno quindi invase dalla luce pensata da Alberto Campo Baeza così da creare “un equilibrio aureo tra forme, volumi e colore”. Inoltre, fino al 31 marzo 2025, saranno in mostra ben cinquantasei opere realizzate da Carlo Scarpa in vetro di Murano e provenienti direttamente dalla Collezione Olnick Spanu - una delle più vaste al mondo per quanto riguarda i lavori in vetro dell’architetto veneziano. É quindi l’occasione per poter guardare “opere che hanno fatto la storia delle vetrerie dove sono state realizzate”, come racconta il curatore Marino Barovier, che in un salto di circa vent’anni racconta i destini delle fornaci Cappellin & Co. E Venini.

Photo credits: William Mulvihill , Marco Anelli , Javier Callejas

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Light on Design

By Elle Decor

Apr. 01, 2023

Campo Baeza e Quismondo, Magazzino Italian Art — Il museo americano lungo le sponde dell’Hudson, dedicato all’arte italiana, si espande. Il nuovo edificio metterà in atto la capacità dei progettisti di fondere spazio e luce naturale. Il render di progetto accompagna un capitolo, firmato Alberto Campo Baeza, del bel libro ‘Venini Light. 1921-1985 ’.

Photo credits: J.C Bragado & J.M Mingorance (MQ Architecture)

https://www.elledecor.com/it/design/a43606958/cosa-ce-nel-numero-di-aprile-2023-di-elle-decor-italia/

30 Anni di Interiors

By Elle Decor

Sep. 30, 2020

Milanese di nascita, abita a New York ormai da tempo.La raggiungiamo in videocall, davanti a un computer dal qualeè riuscita a orchestrare la mostra ora in corso alla Biennale di Venezia, ‘Le muse inquiete’, coordinando i direttori artistici delle sei discipline della manifestazione in un’esposizione che ne ripercorre la storia. Dal medesimo schermo dirige il programma artistico della High Line newyorkese, e incontra virtualmente gli artisti per preparare la prossima Biennale Arte veneziana del 2022, prima donna italiana a dirigerla. Cecilia, classe 1977, ha lavorato con istituzioni e artisti tra i più importanti del contemporaneo; la sua visione sul mondo dell’immaginazione è dunque il nostro passe-partout ideale per ripercorrere le immagini emblematiche dei momenti e dei modi in cui Elle Decor ha parlato di arte e, anche, tratteggiare possibili sviluppi e incontri di questo mondo con quello del design. “Ci sono stati grandi cambiamenti in questi trent’anni”, esordisce. “Gli Anni 90 hanno segnato l’inizio della globalizzazione e la conseguente espansione dell’arte oltre i confini predefiniti. C’è stato il boom di Biennali, Triennali e Quadriennali, format che mancavano, replicabili in diversi Paesi. Come spesso accade, sono seguiti momento altalenanti: di contrazione, penso alla crisi del 2008 e a quella attuale, e di riesplosione. In quel periodo sono emerse anche le fiere d’arte, come Frieze a Londra, perché il mercato si stava ampliando”. Dal modo ai luoghi della fruizione delle opere, Alemani traccia anche una linea temporale di evoluzione degli spazi architettonici: “É interessante osservare come nel tempo sia cambiata la concezione del museo, pasando dal cosiddetto ‘white cube’, la classica galleria con pareti bianche, alla riqualificazione di spazi industriali. Iconica è la Dia Art Foundation sorta nel 2003 a Beacon, New York, in un’ex fabbrica di scatole per biscotti. Si trova vicino al Magazzino Italian Art progettato da Miguel Quismondo, di cui avete scritto, anche quello trasformazione di un precedente complesso. Mentre a Londra Herzog & de Meuron nel 2000 hanno trasformato un’ex centrale termoelettrica nella Tate Modern”. Dagli edifici alla strada il passo è breve. E la linea del tempo giunge a oggi: “Vedo una rivalutazione dei monumenti e delle vie. Lo spazio pubblico è una grande arena per gli artisti. Permette di coinvolgere le masse.

Photo credits: Elle Decor

https://www.hearst.it/news-e-comunicati-stampa/comunicati-stampa/elle-decor-italia-un-numero-speciale-e-tre-cover-30-anni

I 30 MUSEI DEL MONDO CHE PIACCIONO A ELLE DECOR ITALIA

By Alessio Rosati

Jun. 24, 2020

Nato dalla volontà di promuovere i linguaggi visivi italiani, dall’Arte Povera, in foto un’opera di Michelangelo Pistoletto, a quella più attuale, questo museo privato, fondato da Nancy Olnick e Giorgio Spanu, è frutto della ristrutturazione di una ex officina casearia. Così come le opere sono state realizzate con materiali considerati poveri, i progettisti hanno utilizzato elementi e tecniche costruttive semplici come il cemento e una capriata metallica industriale. I visitatori attraversano una sequenza di stanze che si affacciano sul verdeggiante paesaggio lambito dall’Hudson river.

COLD SPRING, USA, MAGAZZINO ITALIAN ART BY MIGUEL QUISMONDO, 2017

Photo credits: Montse Zamorano

https://www.elledecor.com/it/architettura/g32943000/musei-piu-belli-del-mondo/

Il talento italiano nel mondo

By Elle Decor

Nov. 01, 2012

Photo credits: Elle Décor

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